Città antica, piccola, umile.
Mura maestose e preziose, di una Chiesa grande.
Cattura occhi curiosi.
Spazio negli spazi uguali nel tempo, immutati, eppure mutati.
Immobili si muovono guardando nel tempo.
Dominazioni bizantine e musulmane, longobarde, normanne, ammirevole esempio di tolleranza.
Coesione e condivisione.
Monito, straordinario.
Impronte solenni, presenti e forti di mani sapienti e anche abili.
Composita. Ibrido, Romanica.
Civis Termolitanus, venne da Amalfi, Alfano della Cattedrale fu artefice, architetto, autore, il padre.
In alto il rosone, solo e semplice.
Foglie di acanto e figure umane nei capitelli. Tralci e fiori, fini, tenui.
Imponente, maestosa, austera. Rigorosa nel suo paramento di pietra e policroma la facciata che si rivolge a Oriente.
Vestita di luce di mare che la adorna. L’avvolge.
Cattedrale del mare. Di ombre, di luce spirituale e immateriale, come di preghiere. Che il vento ha accompagnato e consegnato e sparpagliato come passi sulla pietra.
Cattedrale di silenzio.
Animali nel bianco, stretti in un intreccio. Un cervo che corre, l’albero della vita, il leone, la sirena, i pesci la circondano. Figure di un’ immagine fantastica, bizzarre danzano sulla scacchiera geometrica. Tutto é rosso e nero.
Immane, sorveglia, conserva e custodisce corpi di santi che furono protettori e patroni.
Reliquie, grandiose vestigia. Resti. Oggetti.
Tracce d’Oriente. Segni.
Passaggio di passaggi. Cammini in viaggio. Oltre il mare.
Purezza. Grazia e garbo.
Il sole la imita con le sue ombre ed è sovrana, solenne, elegante. Signora.